Innanzitutto, perché crediamo nel valore della ricerca umanistica e del sapere accademico, che non solo produce analisi e riflessioni di grande profondità, ma ha anche il potenziale per incidere concretamente sulla realtà che lo circonda. L’università, con la sua capacità di indagare i fenomeni sociali, culturali ed economici, può essere un punto di riferimento fondamentale per interpretare il presente e immaginare il futuro. Tuttavia, affinché questo patrimonio di conoscenza non rimanga confinato entro i confini accademici, è essenziale trovare modalità efficaci per portarlo nel dibattito pubblico, rendendolo accessibile e capace di dialogare con le trasformazioni della società. Solo così il sapere può mantenere la sua funzione critica e contribuire in modo attivo al cambiamento.

Abbiamo voluto dimostrare che è possibile realizzare un festival culturale che punta a diventare di massa in modo totalmente diverso, organizzato dal basso, per fornire chiaramente la prospettiva secondo la quale il mondo che conosciamo sia profondamente ingiusto e, quindi, che il contributo della cultura al dibattito pubblico debba essere necessariamente di stampo politico, finalizzato alla trasformazione dell’esistente.

In conclusione, il Festival dell’Antropologia è la dimostrazione che è possibile organizzarsi dal basso per realizzare qualcosa di grande, ridiscutendo i modo radicale le logiche fondanti del nostro pensare e agire quotidiani.